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TOUR | 16.03.2019 | Dennis Forte (photos by Dan Patitucci)

Cosa ti viene in mente quando pensi alla Bulgaria? Una domanda che non risulta difficile solo a me. La capitale è Sofia, questo me lo ricordo dall’ora di geografia. E lo scialpinismo? Mai sentito! Così risponderebbe la maggior parte degli europei, ma pochi clic su internet sono sufficienti per scoprire che in Bulgaria ci sono montagne bellissime con una solida struttura di rifugi simile alla nostra. Motivo per me sufficiente per prenotare immediatamente un volo per questo stato dei Balcani, e ne è valsa la pena, questo è certo.

Il volo da Monaco di Baviera a Sofia dura circa un’ora e mezza, ed eccoci qua, pieni di bagagli, in attesa della guida per i prossimi sei giorni. Dan Patitucci, americano di origine italiana, è un fotografo di sport alpini molto famoso, e ha pianificato il viaggio. Con lui c’è sempre la moglie Janine. La quarta del gruppo è l’americana Kim Strom, una trail runner molto dotata e spesso in viaggio con Patitucci. Quando ci siamo tutti arriva anche Georgy Georgiev, la nostra guida e proprietario del FreeMountains. Si parte!

 

Ci vogliono circa due ore per arrivare a Bansko. Bansko? Ho un vago ricordo che qui si riunisce il mondo dello sci, e ricordo bene. Attraversando l’autostrada vediamo che è piena di cartelloni che annunciano i mondiali di quest’anno. Anche Bansko è adatto come punto di partenza per tour sciistici sui monti di Pirin ma nulla di più, eppure questa località sciistica nata dal nulla attira orde di inglesi alla ricerca di una vacanza fra sci e discoteca; da lontano ci arriva l’eco dei beat di musica techno anni ’90, già dalle quattro del pomeriggio.

 

Un primo giro per la vecchia città di Bansko ci fa prospettare un soggiorno piacevole per i giorni successivi. In ognuno dei localini che si trovano nelle strette stradine veniamo accolti cordialmente, e ci rendiamo conto che la cucina bulgara non prevede praticamente verdure, men che meno l’insalata. Georgy ci assicura che nei rifugi ci attendono maiale, pollo e agnello in forma di salsicce, polpette o bistecche. Per me non è un problema ma Kim, vegetariana convinta, controlla subito la sua scorta di cus cus e fiocchi d’avena.

Un parco giochi del free touring

Dopo un’abbondante colazione prendiamo un taxi che in circa 30 minuti ci porta a Dobrinishte, da cui parte il nostro tour. Georgy ci ha informato che fino a quel momento non c’era stata molta neve, ma che superati i 1.600 metri di altitudine avremmo trovato una coltre di neve, così iniziamo la salita con la seggiovia. Il paesaggio circostante ricorda molto le Alpi tedesche per la forma delle vette, i larici e gli abeti nodosi. Fianchi ripidi, ampi pendii e stretti canaloni, un parco giochi per il Free Touring.

 

Georgy conosce il Pirin come le sue tasche, e con passi sicuri ci guida attraverso l‘incantevole panorama fino al nostro primo alloggio, nel quale abbiamo trascorso due notti. Il rifugio Tevno Ezero si trova su un altopiano sulla sponda di un lago, che naturalmente era temporaneamente gelato. La sera scende presto, e nel crepuscolo due grandi canali ripidi scintillano proprio davanti a noi, pronti per il giorno dopo.

Neve dal cielo sereno

Di giorno fa così caldo che già alle dieci del mattino la superficie della neve inizia a sciogliersi, ma il manto ghiaccia nuovamente con le rigide temperature notturne, creando una neve crostosa che il secondo giorno ci crea qualche problema rendendo i due canali un po’ ostici, per questo la giornata finisce presto.

 

Il terzo giorno la tabella di marcia prevede la traversata fino al rifugio Demyanitza Hut. Ci muoviamo in valli lunghe e pianeggianti, in cui il vento sembrava fermarsi. Il sole primaverile ci picchia in testa senza pietà trasformando la neve in fango, e provocandomi una sensazione simile in testa. Arrivati a destinazione riempiamo le borracce di cola e sfruttiamo le restanti ore della giornata a immortalare l’idilliaco rifugio Demyanitza Hut nelle foto. A ora di cena dal cielo sereno inizia a scendere neve, e festeggiamo con un brindisi.

La mattina dopo i monti Pirin hanno un aspetto completamente diverso, invernale, con temperature inferiori allo 0° e 30 cm di neve appena caduta. Applichiamo le pelli, lasciamo le prime tracce in salita sulla neve fresca e ci godiamo la giornata con qualche bella discesa nella neve profonda. Trascorriamo la notte nel vicino rifugio Vihren Hut, che prende il nome dall’omonimo monte da 2.914, il più alto dei Pirin, in programma per l’ultimo giorno.

 

Con i ramponi montati sugli sci lasciamo le nostre tracce sul ghiaccio del fianco sud-ovest del Vihren fino a trovarci davanti alla grande croce in vetta. Il pendio che parte dal versante è liscio come una lama, con blocchi di pietra grandi e piccoli, ma prima di lanciarci nell’ultima discesa del nostro viaggio Georgy ci indica punti nel cielo in tutte le direzioni, mostrandoci i confini di Serbia, Macedonia e Grecia, delimitati da diversi versanti montuosi. “Uno di questi paesi potrebbe essere la destinazione della nostra prossima traversata con gli sci”.  Con questo pensiero in mente scendo, una curva dopo l’altra, fino a che ci ritroviamo di nuovo a Bansko.

Ski Touring Bulgaria

Ski Touring in Bulgaria

Ski Touring in Bulgaria